mercoledì 19 gennaio 2011

Nell'ottica di un rapporto complicato



La terapia di coppia funziona.  Ad esempio la nostra terapista è sempre più ricca.
Oggi mi guardava con l’aria severa. Era la mia prima volta. Poi ha sorriso. Infine ha riso. Ha riso di gusto. Ad un tratto a crepapelle. Può un uomo in piena crisi matrimoniale, ai limiti della dispnea, quando manco i broncodilatatori della pazienza sembrano utili alla causa, scatenare in una psicologa un irrefrenabile attacco di sane risate? L’ho constatato. Può.
La prossima volta mi faccio pagare. O almeno andiamo a pari, dio freudiano.
La professionista, dietro cui campeggiava il diploma di laurea, senza infamia e senza lode, sedeva composta sulla sua poltroncina. Indossava una maglietta rosa pallido, in tinta con i miei bioritmi, un paio di jeans stretti che lasciavano comunque spazio all’immaginazione, delle scarpette scamosciate sul rosso. Il tutto sarebbe passato inosservato in una visione d’insieme, se non ci fossero stati un paio di occhiali. Occhialoni, ad onor del vero. Mi sono perso qualche passaggio nel furibondo mondo della moda glasses. Da quando ho disdetto l’abbonamento a Vogue non sto più al passo coi tempi. Mi aiutavano anche le prime 340 pagine dell’Espresso, a capire cos’è In e cos’è Out, in fatto di occhiali da vista indossati da modelli, la cui espressione faceva capire che gli occhiali servivano a loro come ad Henry Kissinger serve l’ultimo album di Marco Carta.
Trattavasi di occhialoni a montatura plastica asimmetrica – diametro 10cm, mod. “potrei avere financo gli occhi di Candy Candy”. Pagati, immagino, un occhio della testa, anch’esso enorme.

Non mi convinci, dottoressa, con questi occhialoni. Aspetto da un momento all’altro che tu mi dica che non hai mai provato Urrà. Dimmelo, stronza. Diamo un senso a questo mio monologo alla Woody Allen. Fammi leggere tutti i tuoi appunti e scommetto che hai solo disegnato la disposizione dei mobili nel tuo salotto Bois et Chiffons. Penso che gli occhialoni non ti servano neanche a vederci meglio, ma siano un vezzo per mostrare un’età che non hai. Ma io la riconosco dalle pieghe del collo e dalle mani. Sono il tuo carbonio-14.

Ci ho messo anni per togliermeli, io, gli occhiali. Quando, a 11 anni, l’oculista mi diagnosticò la miopia, fu un vero dramma. Quando, 2 mesi dopo, il dentista mi prescrisse l’apparecchio ortodontico, cercai motivi per vivere. Provai ad indossare una personalità alla Kerouac ed una pettinatura alla Nick Kamen, ma sembravo l’idiota scartato al provino della Bauli.
Poi, qualche anno più tardi, Lucio mi assicurò che le lenti a contatto erano facili da indossare, comode, stupefacenti, insomma una svolta. Papà mi accompagnò dall’optometrista, una specie di montagna umana che di lì a poco sarebbe stato sorpreso dalla moglie a fare una approfondita visita alla commessa del vicino supermarket.

Entrammo nell’ottica, e dopo una breve chiacchierata sui massimi sistemi, in fatto di totocalcio, tra mio padre e l’omone, grazie ad un lentissimo ascensore ci spostammo nel laboratorio sotterraneo. Già il fatto di scendere sotto il livello del mare non aiutò la mia tipica ansia da novità. Le palpitazioni aumentavano, ma il non dover sfoggiare più quei pesanti ed insindacabili correggi vista in ferro dorato e vetro plumbeo oleoso, faceva pendere la bilancia sul piatto dell’atto coraggioso. Mi fece sedere su una scomoda sediolona presa in prestito da qualche barbiere e si voltò di spalle, alla ricerca della “lente prova” più adatta per il mio occhio. Credo non ascoltò neanche il mio timido “posso fare da solo”, e con una mano extralarge mi aprì le palpebre quasi a voler controllare, da lì, lo stato della mia laringe. Intanto, l’altra mano, in possesso di dita onestamente definibili come impropri dildi senza polifosfati, portava la lentina verso la mia pupilla. Lo scansai, senza risultati apprezzabili. L’ottico avanzava. Io allontanavo la mano, digrignando i denti, implorando pietà. L’omone non si curava del maschio ansimante, del pallore crescente, della fronte madida. Insisteva, quasi come stesse a cercare di rificcare le venti sigarette nel pacchetto. Insisteva, imprecava, spingeva, allargava la mia palpebra all’estremo, sentivo la pelle che si strappava quasi, i capillari straniti. Ero bloccato. Papà osservava da lontano, ma non capiva cosa stesse accadendo. Ero in trappola. Dovevo difendermi in qualche modo. Lo feci, ma poi non ebbi il tempo di spiegare. 

Quando il corpo rifiuta qualcosa, lo espelle. La lente non era ancora entrata, altrimenti avrei espulso lei. La colazione, invece, mi era entrata mezz’ora prima in corpo. E tale e quale, ne uscì, lì, mentre la falange armata di un ottico stronzo cercava di forzare col piede di porco il mio occhio serrato a doppia mandata. Non controllai nulla, non ne ebbi il tempo. Senza avere cura di nessun ottico, laboratorio, tappezzeria, dito, volto. Mio padre mi guardava come si guarda la propria auto che, senza freno a mano, vola giù dal dirupo insieme alle 36 rate che vi restano da pagare, scolpendosi in tutte le rocce. Non le presi, allora, le lenti. Ci allontanammo mentre qualcuno cercava sulle pagine gialle un posto vicino dove comprare della segatura.

In macchina nessuno parlò.

30 commenti:

  1. Vabbè,ma quello nelle foto è Terry Richardson!Il mio fotografo preferito,lui non fa testo!
    Io ho ancora il mio primo paio d'occhiali...Enormi e tondi,scelta della mamma che ha gusti molto discutibili....

    RispondiElimina
  2. Un giorno cambierò sesso, per potertela dare.

    RispondiElimina
  3. Uhm. A me è andata meglio, in tutta sincerità.
    Ma il risultato è lo stesso, sì.

    RispondiElimina
  4. io porto gli occhiali, ho la maglietta rosa tartaro e i jeans stretti...ma non rido dei clienti

    RispondiElimina
  5. Gustosissima la prima parte ("monologo alla Woody Allen" pare una boutade, ma non lo è poi così tanto!) mentre la seconda mi ha riportato ai supplizi di mio fratello bambino con le lenti a contatto. Sempre bello leggere chi sa scrivere...
    Ciao! :D

    RispondiElimina
  6. La terapista che ti scoppia a ridere in faccia è veramente molto poco professionale.
    Spero che tu abbia intenzione di non darle mai più un soldo. Né a lei né a qualsiasi altro terapista. Non li meritano.

    RispondiElimina
  7. Ciò che mi colpisce di questo post (bellissimo, Ettorone, machettelodicaffare) sono i commenti.
    Tutti hanno qualcosa da dire sugli occhiali..nessuno ha detto nulla sul matrimonio alla frutta!
    Oddio, trattasi di un'istituzione talmente superata che nessuno si stupisce o si addolora più se una coppia va a pezzi?
    Scusate, mi sono intristita..vado a rivedere The Champ :(

    RispondiElimina
  8. Tanti già in passato hanno parlato della moglie di Ettore, già Brassens nel 1958...ormai si è detto tutto, degli occhiali non se parla mai abbastanza, l'occhiale è fashion...

    LA FEMME D'HECTOR (LE BON VIEUX GEORGES)

    En notre tour de Babel
    Laquelle est la plus belle
    La plus aimable parmi
    Les femmes de nos amis?
    Laquelle est notre vrai nounou
    La petite soeur des pauvres de nous
    Dans le guignon toujours présente
    Quelle est cette fée bienfaisante

    C'est pas la femme de Bertrand
    Pas la femme de Gontrand
    Pas la femme de Pamphile
    C'est pas la femme de Firmin
    Pas la femme de Germain
    Ni celle de Benjamin
    C'est pas la femme d'Honoré
    Ni celle de Désire
    Ni celle de Teophile
    Encore moins la femme de Nestor
    Non, c'est la femme d'Hector.

    Comme nous dansons devant
    Le buffet bien souvent
    On a toujours peu ou prou
    Les bas cribles de trous...
    Qui raccommode ces malheurs
    De fils de toutes les couleurs
    Qui brode, divine cousette,
    Des arcs-en-ciel a nos chaussettes?

    C'est pas la femme de Bertrand
    Pas la femme de Gontrand
    Pas la femme de Pamphile
    C'est pas la femme de Firmin
    Pas la femme de Germain
    Ni celle de Benjamin
    C'est pas la femme d'Honoré
    Ni celle de Désire
    Ni celle de Teophile
    Encore moins la femme de Nestor
    Non, c'est la femme d'Hector.

    Quand on nous prend la main sacre
    Bon dieu dans un sac
    Et qu'on nous envoie planter
    Des choux a la santé
    Quelle est celle qui, prenant modèle
    Sur les vertus des chiens fidèles
    Reste a l'arrêt devant la porte
    En attendant que l'on ressorte

    C'est pas la femme de Bertrand
    Pas la femme de Gontrand
    Pas la femme de Pamphile
    C'est pas la femme de Firmin
    Pas la femme de Germain
    Ni celle de Benjamin
    C'est pas la femme d'Honoré
    Ni celle de Désire
    Ni celle de Teophile
    Encore moins la femme de Nestor
    Non, c'est la femme d'Hector.

    Et quand l'un d'entre nous meurt
    Qu'on nous met en demeure
    De débarrasser l'hôtel
    De ses restes mortels
    Quelle est celle qui remue tout Paris
    Pour qu'on lui fasse, au plus bas prix
    Des funérailles gigantesques
    Pas nationales, non, mais presque?

    C'est pas la femme de Bertrand
    Pas la femme de Gontrand
    Pas la femme de Pamphile
    C'est pas la femme de Firmin
    Pas la femme de Germain
    Ni celle de Benjamin
    C'est pas la femme d'Honoré
    Ni celle de Désire
    Ni celle de Teophile
    Encore moins la femme de Nestor
    Non, c'est la femme d'Hector.

    Et quand vient le mois de mai
    Le joli temps d'aimer
    Que sans écho, dans les cours,
    Nous hurlons a l'amour
    Quelle est celle qui nous plaint beaucoup
    Quelle est celle qui nous saute au cou
    Qui nous dispense sa tendresse
    Toutes ses économies de caresses?

    C'est pas la femme de Bertrand
    Pas la femme de Gontrand
    Pas la femme de Pamphile
    C'est pas la femme de Firmin
    Pas la femme de Germain
    Ni celle de Benjamin
    C'est pas la femme d'Honoré
    Ni celle de Désire
    Ni celle de Teophile
    Encore moins la femme de Nestor
    Non, c'est la femme d'Hector.

    Ne jetons pas les morceaux
    De nos coeurs aux pourceaux
    Perdons pas notre latin
    Au profit des pantins
    Chantons pas la langue des dieux
    Pour les balourds, les fesses mathieux
    Les paltoquets, ni les bobèches
    Les foutriquets, ni les pimbêches,

    Ni pour la femme de Bertrand
    Pour la femme de Gontrand
    Pour la femme de Pamphile
    Ni pour la femme de Firmin
    Pour la femme de Germain
    Pour celle de Benjamin
    Ni pour la femme d'Honoré
    La femme de Désire
    La femme de Teophile
    Encore moins pour la femme de Nestor
    Mais pour la femme d'Hector.

    RispondiElimina
  9. Hai fatto bene a non privarti dell'occhiale classico, strumento indispensabile in caso di imprevisti bukkake

    RispondiElimina
  10. occhiali sempre. senza è nudità.

    RispondiElimina
  11. @ violeto: si, i personaggi se li possono permettere quegli occhiali. anch'io conservo i miei primi.

    @ benz: un giorno ti aspetterò.

    @ silas: a te è andata meglio, ma dal terapista o dall'ottico?

    @ zio: resta una boutade. capisco tuo fratello, sono cose che segnano. per il resto, grazie di tutto :)

    @ sileno: si, ma in una coppia democratica il marito decide, ma la moglie comanda.

    RispondiElimina
  12. @ sturm und grace: ti risponde Sciuscia

    @ Sciuscia: hai risposto a Grace

    @ frac: è vero, in quei momenti manca sempre, come l'accendino.

    @ ciku: niente lenti, quindi? (casadei sarebbe triste)

    @ D.: non la conoscevo, l'ho sentita, l'ho tradotta. ti ringrazio infinitamente.

    RispondiElimina
  13. (sto invecchiando... ci ho messo un'ora a capire...)

    RispondiElimina
  14. Uhm... la figura del terapista di coppia non mi è mai stata simpatica. Perchè ho sempre pensato che una coppia può anche essere affiatata al massimo, ma si tratta sempre di due individui che in qualcosa dovranno pur differenziarsi e pensarla diversamente, quindi per ognuno c'è bisogno di un trattamento differente. Questo è il mio parere da persona ignorante e assolutamente disinformata sui fatti, sia chiaro. Detto ciò... mi spiace che tu debba avere a che fare con questa figura.
    E con una sorta di presunzione, sappi che io posso batterti. Io ho avuto gli occhiali, l'apparecchio ai denti e udisci udisci, persino il busto alla schiena causa forma di scoliosi. Tutti contemporaneamente. Però devo anche ammettere che la mia ottica è stata bravissima... mi ha tenuto una settimana per insegnarmi a mettere le lenti come Dio comanda e senza forzarmi. Comunque... pensa positivo... almeno la terapista si diverte... che amarezza... spero si risolva tutto senza questa losca figura.

    RispondiElimina
  15. se vuoi sbarazzarti della terapista sappi che conosco un tale che fa dei lavoretti puliti.
    Oppure potrei ucciderla io.
    Ho come l'impressione di averla già fatta questa battuta del cazzo, è colpa della marijuana, oggi in tv hanno detto che rovina... qualcosa... la memoria? boh, non ricordo.

    Comunque, quando mi scrivi un post per Drinke?

    RispondiElimina
  16. ...Ok,non tengo più conto dei miei nomignoli!

    RispondiElimina
  17. Ma come diamine fai? Io mi ci metto, seriamente... Leggo e dico: "Mò gli trovo qualcosa che non va" e poi arrivo alla fine e dico: "Macchè"...

    RispondiElimina
  18. Con i negozi vicini: c'era una farmacia.
    La segatura è peggio degli antiemetici.

    RispondiElimina
  19. Leggo il post.
    Bello, non c'è che dire messer Andimari, lei ha classe da vendere.
    Pieno di cose da blaterare in proposito, scorro i commenti per raggiungere 'sta casella qui, ma rimango impigliato per ore (non so nulla di francese) nel secondo commento di D.
    Bello anch'esso, una volta tradotto.
    Beh, fatto sta che ho scordato quel che avevo da dire sul post.
    Devo smetterla con le droghe.

    RispondiElimina
  20. @ ciku: figurati, sono io ad essere troppo contorto...

    @ saretta: per le lenti ora va benissimo, ma me la sono dovuta cavare da autodidatta. per il matrimonio, invece, l'autodidattica fa acqua, e allora incombono le losche figure. adda passà 'a nuttata.

    @ em: le battute del cazzo sono le mie preferite. grazie per la disponibilità scagnozzesca e per l'offerta allettante. drinke mi avrà.

    @ mrs beautiful-lie: non è vero che ti dò i nomignoli.

    @ maniglia: che bello leggere "diamine" e "macchè" nello stesso commento. ti stimo :)

    @ padre silas: la segatura fa un lavoro infame.

    @ andre: beh, quel commento di D. ha stravolto anche me. infatti è entrato nella colonna destra del blog.

    RispondiElimina
  21. Può essere la terapia di coppia, quasi quanto lo scambio di coppia. :)

    RispondiElimina
  22. rifatti st'abbonamento a Vogue, il Bois et Chiffons non tira da secoli!

    RispondiElimina
  23. E' la seconda volta in un anno che perdo la lente a contatto sinistra, ma dentro l'occhio. Non ridere, è vero.. e poi ricompare.
    Ho paura a chiedermi cosa direbbe della mia vita di coppia la vostra terapista.

    RispondiElimina
  24. Ho avuto un'esperienza simile con le lenti, vomito e lenti a parte.

    RispondiElimina
  25. @ laliebre: dovrei approfondire?

    @ ubi: difatti il coloniale è passato da un po'. vallo a dire alla dr.ssa.

    @ Sunnyina: come faccio a non ridere? come faccio?

    @ mr.T: quindi uguale alla mia, fatta eccezione per l'ottico omone e la segatura.

    RispondiElimina
  26. sunnyna!? Questa me la spiegate...ma non per forza ;))

    RispondiElimina
  27. la prima prova lenti a contatto io l'ho fatta da sola, ma sono una donna, mi è bastato guardarlo in un certo modo...lui credeva che stessi flirtando. In realtà ci vedevo poco o niente. :D

    RispondiElimina
  28. No, ti prego, non derubricarmi a personaggio partorito da Dan Brown.

    RispondiElimina