Non guardo molta tv. Non guardo telegiornali. L’ultimo l’ho visto che il Catanzaro stava ancora in serie A, credo. Ho interrotto il fioretto solo per l’11 settembre 2001. Ma perchè credevo che gli aerei si fossero schiantati su Catanzaro. Ma perché parlo tanto di Catanzaro? Non lo so, non me lo chiedete oggi, che sono spettinato dentro.
È un periodo no, di quelli che il cuscino non risponde ai comandi.
Di quelli che i calzini sono comunque al contrario.
Il latte nel passaggio dal brick alla tazza schizza sulla camicia.
La camicia te l’hanno lavata abbottonata.
Al telefono non funziona il tasto 5.
I tuoi coglioni hanno passato i severi test euroncap.
Il filo interdentale è finito con uno strappo di 4 cm.
I sei canali radio in macchina trasmettono solo pubblicità con jingle degli anni ’20.
Il ginocchio fa uno strano rumore.
Ti si è presentato un fascista che è passato all’IdV dicendoti “e ora mi voti?”.
Un uomo con i pantaloni rossi e le scarpe gialle ti ha detto che con le basette lunghe sei ridicolo.
Le batterie del telecomando si sono scaricate mentre passavi dai Simpson ed un canale musicale a casaccio. Si è bloccato sul Tg5.
Quando vivi il mio burnout, il Tg5 è l’ideale.
Dalle 20,20 in poi, il telegiornale diretto da Clemente J. Mimun mette il pilota automatico delle puttanate. (che poi per cosa sta, quella J? Jeep? Java? Jeans? Jalisse?). Dalle 20,20, dicevo, spazio ai servizi da Pulitzer: la fiera del cane, il trend del tatuaggio sui denti, la chirurgia estetica dei vip, i toy boy, le collezioni primavera-estate 2012 che scoprono le spalle e il peritoneo, una marchetta di un tablet, i Beckham.
E le straordinarie scoperte scientifiche della settimana.
Il Dottor Peter Martini, della Iowa State University e professore dello sviluppo umano e studi sulla famiglia, ha reso pubblica la lista delle cose che ci aiutano a vivere a lungo, “……..un elenco che è il risultato di oltre venti anni di ricerche passati a studiare i centenari e gli ultracentenari”.
Il Dottor Martini ha studiato per vent’anni gli ultracentenari. Dr. Martini, che bello assuefarsi a quegli aromi, la mattina in ufficio, eh?
Comunque, questo cattedratico, tra clisteri appesi al bracciolo del divano, plaid impregnati di cape d’aglio ed aperitivi all’algasiv, ha stilato la lista degli ingredienti per vivere, e bene, a lungo.
Mio nonno da giovane diceva che avrebbe voluto vivere fino a 80 anni. Arrivato a 79 iniziò a dire che quando faceva quelle affermazioni era ubriaco. A 81 ci ha lasciati. Avrebbe dovuto conoscere il dr. Martini.
Il dottor Martini ha scoperto che gli ingredienti per vivere a lungo sono stabilità economica, essere circondati dagli affetti, attività fisica moderata, buon clima. E ci ha messo vent’anni, inseguendo i vecchi ai giardinetti, a scoprire qualcosa che poteva anche dirmi quell’uomo barbuto che girà per la mia città trascinando un passeggino pieno di lattine di birra.
La seconda clamorosa scoperta è frutto di uno studio finlandese del Finnish Institute of Occupational Health, guidato da Laura Pulkki-Raback, e ci dice che vivere da soli aumenterebbe dell'80% il rischio di cadere in depressione. In sostanza chi vive da solo ha oltre l’80% in più di possibilità di cadere in depressione, rispetto a chi invece è pieno di amici e compagnia. Incredibile.
Mi volete far credere che la solitudine assoluta può provocare scoramento ed angoscia? Non ci posso credere. Altro che cura per il cancro. Queste sono le scoperte che mi fanno riapprezzare la vita.
Vorrei invitare a cena la dr.ssa Pulkki, il dr. Martini e Clemente Justintimberlec Mimun. E prenderli a sassate.