venerdì 25 gennaio 2013

Credimi, fa più male a te che a me.





Ettore, non ricordavo avessimo un appuntamento.


Neanch'io lo ricordavo. E siccome ero attanagliato dal dubbio, ho deciso di venire lo stesso. Le creo problemi?

Sì. Attendo un paziente per le 18. Dovrebbe essere già arrivato.

Non si preoccupi, ho pensato io a farlo andar via.

E cosa gli ha detto?

Che lei ha avuto un aneurisma.

E le mie condizioni come sarebbero?

Gravissime. E gli ho detto che comunque la prossima ora e mezza era abbondantemente compromessa.

A cosa devo, dunque, tutta questa urgenza?

Ho fatto un sogno stranissimo, dottore. Avevo contratto una malattia della pelle chiamata dermografismo. Allora decido di recarmi dal mio medico curante, che nei miei sogni è solitamente Ban Ki Moon, il segretario dell'Onu. Era al telefono con un rappresentante della folletto, e cercava di fissare un appuntamento per mercoledì prossimo al Palazzo di Vetro di Viterbo. Nella sala d'attesa c'erano 7 pazienti, tutti uomini tranne 3 donne. Uno di loro somigliava a Jake Gyllenhaal con una ventina di kg in più, un altro ascoltava musica country con quegli odiosi maxi cuffioni bianchi, il terzo aveva la tipica espressione sfavorevole che hanno tutti i latto-ovo-vegetariani, il quarto, albino, emetteva un sibilo fastidiosissimo dalla narice. Le tre donne, in abiti sintetici,  confabulavano tra loro passandosi un iphone vecchia generazione color bieta. Ad un tratto una delle tre si è spogliata nuda e mi ha detto “Ho tanta sete”. A questo punto è partita la sigla di Hello Spank, i pazienti sono scomparsi, ed io mi sono ritrovato nella stanza del dottore, in bermuda e con in mano una mitraglietta skorpio carica. E gli ho sparato 15 colpi in faccia. Cosa può significare?

Che lei mi odia, devo presumere.

E perchè quel sibilo dalla narice dell'uomo? Perchè l'iphone vecchia generazione e non un Samsung, che tra le altre cose è un telefono che apprezzo di più? Perche' solo 15 colpi, col concreto rischio di non ucciderlo?

Ettore.

Mi dica dottore.

Sta frequentando qualcuna, ultimamente?

No, dottore. Però stasera dovrei vedere una splendida quarantenne, sposata, con un'irrefrenabile voglia di essere posseduta di fronte al Circo Acquatico. Conosce il Circo Acquatico?

Ho visto i manifesti per strada, qualche giorno fa.

Bene. Sappia che ci avevo portato mio figlio, attratto come tutti i bambini da foche e otarie. Ma di quelle neanche l'ombra, dottore. Niente pesci, niente vasche. E sa perchè? Perchè il Circo Acquatico è gestito dai Fratelli Acquatico, gente color prugna che ammaestra leoni con la forza dell'alito pesante. Il tutto a soli € 20,00 cadauno spettatore ignaro del cognome artificioso.

E quindi lei mi vuole far credere che vedrà una ninfomane che brama di essere cavalcata da lei di fronte ad un tendone di circo? Mi dica la verità, cosa fara' stasera?

Gioco a Ruzzle fino a mezzanotte bevendo Borghetti.

E' triste questa cosa, Ettore.

Mai come le sue basette.






sabato 19 gennaio 2013

Non fare agli altri ciò che non vuoi fare agli altri.




Oggi non vado dal dottore.

A dirla tutta non mi fido più. Assomiglia troppo al cantante dei Nickelback. È uno di quelli che quando parli non ti guarda negli occhi, ma all'attaccatura dei capelli. Anche se non li hai. La stanza dove non mi attende ha il linoleum in terra, un neon vibrante al soffitto con una mosca intrappolata dentro da mesi, una scrivania in cristallo scheggiato, una tenda veneziana con le listarelle anarchiche. Ma il mio dottore è sempre occupato. Come il cesso della stazione centrale.

Ha un lieve accento salentino. Ma dice di essere di Canazei. Col cognome che finisce in U. Sostiene che l'uso periodico del pene ne aumenti la stazza. Ma io non gliel'ho mai chiesto. Evidentemente ha bisogno di conferme in tal senso. È un brav'uomo, ma lo odio. Voi vi chiederete perchè abbia scelto lui. In realtà è lui che ha scelto me. Non vi capita mai di trovarvi in un luogo con la netta sensazione di sapere cosa sta per accadervi? A me non è mai successo. Capita. Capita soprattutto quando la persona che prende in mano la vostra vita sia simpatica come un barman giocoliere. Che vi spilla quattrini mentre sta riempiendo di ghiaccio sporco il vostro bicchiere. Poi una spruzzata di liquido verde, una fetta di limone ed una goccia di alcool. 20 euro. Timbro sulla mano. Un'occhiataccia dal buttafuori nazionalsocialista e a casa. Con la netta sensazione di non aver concluso nulla. Gli ho detto più volte di come spesso da un argomento passi ad un altro. Lui prende nota con la sua penna d'osso, sul blocknotes d'alcantara, controllando il suo orologio di titanio e grattando la sua testa di cazzo. Mi appoggia una mano sulla spalla e mi dice che con me dovrà lavorare molto. Per farmi sentire a mio agio la prima volta mi ha detto “dammi del lei”. Per sottolineare la parità di condizione ed ignorando che la mia laurea è più prestigiosa della sua. Almeno la cornice. Dice che non è vero che io divago tra argomenti disparati. Creo alibi. Mento a me stesso.
Quando finisce la seduta non sono io ad andare via, ma lui.
E non fa come i medici di una volta, che indossavano quei cappotti cammello o grossi impermeabili.

No. Lui no.

Questo insopportabile punto interrogativo coi capelli raccolti ficca mani e testa in una maglia Napapjiri che si usa a mò di giubbino, ma giubbino non è. È una maglia, porca troia. Ed una maglia non può essere surrogato di una giacca, per calda che vuole essere. Non bisogna ingannare il proprio corpo. Sarebbe come indossare un paio di infradito in pile, a gennaio.

Bisognerà lavorare molto, con lui.

domenica 6 gennaio 2013

Prestatemi 50 centesimi e nessuno si farà del male.


Buongiorno e buon anno, Ettore. E' la seconda volta in pochi giorni che mi viene a trovare. Come si sente, oggi?

Aspetto con ansia qualcosa che non so. Stamattina ho aperto gli occhi e la prima cosa che ho visto è stato un centrino di pizzo. Sa cosa vuol dire questo?

Non ho idea. Me lo dica lei.

Nella simbologia thailandese, aprire gli occhi e vedere tessuti soprammobili creati da anziani parenti è segno di sventure. Se avessi visto, che so, un Merlo indiano, invece, sarebbe stato meglio. Ma non l'ho visto, capisce? Non l'ho visto. Mi giro alla mia destra ed eccoti questo centrotavola a punto croce, che conserva polvere decennale sino allo stremo delle proprie forze. Chi l'avrà poggiato sul comodino? Perchè il mio orologio segna le 13,40 da giorni? Quando smetterò di consumare Ventolin scaduto? Dottore, mi ascolta?

Scusi, ero al telefono con la mia amante. E' una situazione che non riesco a gestire più. Diceva del Ventolin?

(pezzodimmerda. Mi devi ascoltare, quando parlo. Io ti pago. O meglio, devo ancora farlo, ma lo farò. Penso. E comunque dovrei pagarti. E tu dovresti ascoltarmi. Cazzo.)
Al pomeriggio non riesco a tossire, dottore, per quanto mi sforzi. Ho iniziato a fumare le sigarette elettroniche. Al gusto pompelmo. Non le sopporto. Sono aspre.

Lei ha voglia di tossire di proposito? E perchè mai?

Dopo le 16 bevo genziana, vado in biblioteca e sposto i libri di Grisham tra le riviste di cucina. Poi mi avvicino agli studenti universitari che prendono appunti ed emetto poderosi colpi di tosse. Così, tanto per passare il tempo ed attendere le 17.

Perchè le 17?

Questo non posso dirglielo. Controlli il mio stato su facebook e capirà.

Lo farò. Mi diceva che le danno fastidio le sigarette elettroniche al pompelmo.
Cambi gusto.

Perchè mai?

Immagino che l'asprezza sia dovuta all'essenza di pompelmo.

Dice che può dipendere da quello?

Perchè fuma questa roba?

Sono consapevole che la sigaretta elettronica sia il dildo di noi tabagisti. Ma tendo ad emulare. Una cugina girava per casa con un aggeggio del genere. Il capo si illuminava col piglio del reale braciere. E lei sbuffava vapore come un bimbo che fa l'aerosol guardando Spongebob. Senza sentire alcunchè. Io ad esempio faccio l'aerosol quando c'è Gad Lerner. Non perchè mi serva, ma per il gusto di non sentire l'audio di quel programma.

Ettore, a me piace Lerner.

(non avevo dubbi)
Dottore.

.

Perchè nella vita quando capita ciò che attendiamo da anni, capiamo che per anni abbiamo atteso un qualcosa che non volevamo realmente?

Io non credo che sia così. Penso piuttosto che continuiamo a volerla, questa cosa, ma abbiamo paura di perderla. E perciò ci nascondiamo dietro il paravento della “fine del desiderio”. È un classico.

Sarà. Ma ora mi sento utile come la polvere umida sotto al frigo.