mercoledì 21 agosto 2013

La fiamma è spenta o è accesa.


La stanza era poco illuminata. Una decina di candele, posizionate a circa due metri da terra, all'interno di nicchie ricavate nel muro di tufo. Le fiammelle erano equidistanti. Se avessi tracciato una retta immaginaria tra loro avresti ricavato un reticolato asimmetrico. Qualcuno aveva sbagliato la disposizione. Nonostante tutto si riuscivano a delineare tutti i profili dei presenti, e persino le emozioni abbozzate sui volti. 

Chi aveva appena capito di essere irrimediabilmente ubriaco cercava di recuperare la mascella che pendeva inoperosa sorretta solo da guance emaciate.
Chi aveva puntato la sua donna per la notte, rimandando di continuo l'approccio, ora non ne riconosceva più la sagoma, e temeva che quella mano sulla spalla di un goffo barbuto con la coda fosse la sua. Lo era.
Chi entrava nella stanza come se tutti stessero aspettando lui, e ne usciva di lì a poco capendo che il mondo, dopo tutto, gira anche senza il nostro misero apporto.
Chi aveva avuto la chiacchierata più inutile della sua vita.
Chi cercava con la lingua una scheggiatura di un molare.
Chi versava alcol in bicchieri così piccoli che non facevi a tempo a girarli, che subito eri di nuovo al bancone per la sete.

Le candele divennero nove. Una si era spenta a causa del vento.
Vento non ce n'era, nella stanza. Forse un alito improvviso, una voce alzata più del previsto. Luce ne rimaneva, comunque. Di sicuro abbastanza per parlare a mezza bocca senza che nessuno lo potesse capire.
Si spensero due candele. Tre sagome, vestite di scuro, sparirono dietro una panca, inghiottite dal buio.
Sette candele maldisposte creano uno strano effetto. Alcune zone sembrano illuminate a giorno. Altre piombano nelle tenebre. Lì spariscono anche i suoni.
Tu controllavi tutto dal tuo posto. Al sicuro, con una piccola candela posizionata poco dinanzi a te. L'unica sui tavoli. Questo ti rendeva facilmente scrutabile dagli altri. Vi, rendeva.

Una ragazza in abito a righe uscì. Si spense una candela, la più alta di tutte.
Un uomo la seguì a passi più lenti. Dovevano aver litigato, perchè lei scuoteva la borsa in pelle come se fosse una bestia da punire. Un'altra candela si consumò al loro passaggio, così come la loro storia.
La stanza divenne nera, con piccole strisce di luce in quattro punti. Un ragazzo ubriaco indossava un cappello da messicano. L'avevo notato da fuori. Bevuto tutto quello che c'era da bere, continuava a parlare, presumibilmente da solo. Smorzò una candela con le dita.
L'uomo dietro al bancone buttò le ultime bottiglie vuote. Cercava uno straccio umido per pulire le mani appiccicate, ma non lo trovò. Il giusto riparo in un sigaro, ma si spense. Allora avvicinò la sua bocca alla penultima candela accesa. Poi, con un soffio, la spense, proprio quando io spensi la nostra.

Ora non si vedeva più nulla.
O meglio, ora vedevo tutto quello che avrei voluto vedere da dieci candele fa.